L’aspetto che caratterizza maggiormente Alien: Isolation è il parziale abbandono del giocatore a bordo della base spaziale Sevastopol dove si trova confinato. Sono tutti morti. I vari ponti sono pieni di cadaveri, alcuni umani e altri replicanti, accomunati tutti da un dettaglio agghiacciante: i loro corpi sono stati letteralmente straziati da qualcosa di letale.
Non passa molto tempo prima di rendersi conto che a bordo della nave si convive con l’inquietante presenza di uno xenomorfo. Un unico, pericolosissimo alieno che è stato capace di creare una tale strage. Ellen Ripley è una miracolata. O, più probabilmente, è una donna maledetta che sta per vivere il peggior incubo che si possa immaginare.
Con noi c’è solo una voce guida, che ci accompagna per le varie fasi di gioco nelle quali l’unico scopo è sopravvivere. All’inizio siamo sprovvisti di equipaggiamento, torcia e motion tracker a parte, e poco dopo ci ritroviamo con in mano una fiamma ossidrica in grado di aprire dei pannelli e di forzare delle porte. L’alieno è sulle nostre tracce e, al contempo, è imprevedibile. Merita un plauso il lavoro che i Creative Assembly hanno dedicato all’intelligenza artificiale del nostro unico nemico, che – pur seguendo alcuni pattern standard nelle fasi di “caccia” – si comporta in maniera sfuggente quando tentiamo di nasconderci. Spesso capita di pensare che si trovi in un punto, quando in realtà ce lo troviamo repentinamente alle spalle. Quando l’alieno ci vede, è già troppo tardi: l’intera esperienza di Alien: Isolation si basa sul non essere visti. In breve, è un gioco in cui le meccaniche stealth hanno un ruolo di prim’ordine.
L’aspetto che, probabilmente, rende Alien: Isolation un titolo particolarmente efficace è dato dall’atmosfera che avvolge il gioco. Da punto di vista grafico, infatti, non ci troviamo di fronte a un titolo pienamente next gen, nonostante la nostra prova si sia svolta su PS4. Buona l’idea di utilizzare un forte sfocato sulla profondità di campo quando si utilizza il motion tracker, ma i modelli (anche dell’alieno) e gli ambienti non fanno certo gridare al miracolo.
Ottima, invece, l’illuminazione, che con i suoi giochi di luci e ombre accentuati dalla luminosità accecante della stella rossa attorno cui orbita la nostra stazione spaziale, creano un effetto davvero straordinario, che contribuisce in maniera indicativa a plasmare l’atmosfera di cui abbiamo parlato poc’anzi.
A completare il tutto il sonoro: il beep del motion tracker – con ogni probabilità – diventerà il suono dei vostri incubi. Quando l’aggeggio inizia a strillare troppo rapidamente, sapete che da un momento all’altro le cose finiranno molto ma molto male.
Valutazione: 8/10