Molto è cambiato dagli eventi di Assassin’s Creed III: la Abstergo Industries si è evoluta, espandendosi verso il mondo dell’entertainment e sfruttando le registrazioni ottenute con l’Animus per creare delle opere d’intrattenimento basate proprio sugli eroi del passato che abbiamo imparato a conoscere finora. In Assassin’s Creed IV: Black Flag ci troviamo nella sede sella Abstergo Entertainment, nei panni di un ricercatore incaricato di scavare nella linea genetica di Desmond Miles allo scopo di trovare materiale adatto per una nuova produzione.
Edward era un giovane inglese con un sogno nel cuore: diventare un grande navigatore e condurre una propria nave in furiose battaglie. E’ per questo che, proprio mentre su moglie Carol aspettava un figlio, decise di partire per il Mar delle Indie Occidentali (gli attuali Caraibi) arruolandosi su una nave corsara, per combattere la guerra al soldo della regina d’Inghilterra. La guerra durò però poco, lasciando molti corsari senza impiego: pur di inseguire il proprio sogno di dominare i mari Edward iniziò quindi la carriera piratesca, associandosi tra gli altri anche con il temibile Barbanera.
Proprio per via di questo motivo portante nel gioco vi troverete molto spesso per mare, alle prese con combattimenti navali o altre attività. Dopo le prime ore di acclimatamento, svolte tutte a terra e con le meccaniche classiche dei titoli della serie, Edward entra in possesso di una nave tutta sua, la Jackdaw, con la quale potrà affrontare numerose avventure nel Mar dei Caraibi. a differenza degli altri titoli qui la mappa del gioco è, infatti, occupata per la maggior parte dal mare, nel quale sono disseminate isole più o meno grandi: c’è ovviamente Cuba ma anche la Jamaica, Haiti e perfino una parte della costa del Messico e della Florida, oltre alle tante isolette che costellano l’arcipelago tra le quali una delle più care agli amanti di storie piratesche: Tortuga. Tutte queste terre sono disseminate di porti, spiagge e città di varie dimensioni nelle quali ci imbatteremo sia seguendo la storia principale che esplorando il territorio per conto nostro, magari alla ricerca di tesori e oggetti collezionabili; ma non è solo la terra emersa che presenta possibilità di gioco, tutt’altro.
Se avete già giocato al precedente titolo della serie, sapete già come funzionano le battaglie navali: il sistema di combattimento è più o meno lo stesso, con la differenza che ora nel gioco disponiamo di maggiori possibilità come il già citato mortaio oppure i barili esplosivi che possiamo seminare sulla nostra scia per colpire chi ci sta inseguendo. Ritornano anche le condizioni climatiche avverse, stavolta ancor più terrificanti con onde anomale frequenti, trombe d’acqua e potenti venti trasversali capaci di sbatterci contro la terraferma se vi navighiamo troppo vicino. E quando non ci sono nemici da combattere o tempeste da attraversare, a tenerci impegnati ci pensano le navi da caccia che pattugliano i mari alla ricerca di pirati. Altra novità del gioco è la presenza in mare di “zone vietate”: queste sono pattugliate da navi guardiane, delle quali possiamo vedere sulla minimappa il cono visivo – più o meno ampio a seconda di quante vedette hanno – come in un classico stealth game. Attraversando queste zone sta a noi decidere se manovrare in modo da evitare lo sguardo delle navi oppure affrontarle e affondarle, qualora ovviamente la missione lo consenta.
Il gameplay a terra non è invece diverso da quanto visto nei giochi precedenti, in particolare AC III dal quale eredita la buona gestione delle missioni stealth, l’utilizzo anche degli alberi per le meccaniche di arrampicata e corsa acrobatica, i combattimenti e altri elementi come i punti d’osservazione e i collezionabili sparsi per le città (come gli spartiti di canzoni che, una volta raccolti, sentiremo cantare dai nostri marinai durante le traversate in mare). Il gioco v’impegnerà oltre le venti ore se vi dedicherete unicamente alla storia principale, ma se vorrete scoprire tutti i segreti, cercare i collezionabili, esplorare tutti i relitti sommersi, potenziare la Jackdaw, svolgere le missioni assassinio e così via potrete tranquillamente aggiungere molte ore di gioco al tutto. Oltre a questo ritroviamo il multiplayer, composto essenzialmente dalle stesse modalità viste nel titolo precedente, compresa la cooperativa Wolfpack che ora è stata ulteriormente migliorata, e il nuovo Game Lab che ci permette di creare modalità personalizzate con tantissimi parametri sui quali agire. Purtroppo non mi è stato possibile provare queste modalità, ma chi ha già giocato online con i precedenti AC dovrebbe trovarsi a suo agio. Ubisoft ha inoltre introdotto un’ulteriore funzione: le battaglie navali tramite applicazione mobile. Ogni volta che arrembiamo una nave nemica, possiamo decidere se utilizzarne i pezzi per riparare la Jackdaw o inviarla alla flotta di Edward: nel secondo caso andrà a rimpolpare una flotta gestibile da un’apposita app per smartphone e tablet dalla quale potremo inviare le navi a combattere nei mari. Tutti i guadagni ottenuti nei combattimenti saranno riversati nelle nostre casse nel gioco principale, così da utilizzarli per potenziare ulteriormente la Jackdaw. Ottimo titolo, uno dei migliori di questo 2013 e uno dei migliori della saga di Assassin’s Creed.
Valutazione: 9/10