Ghost Recon Wildlands ci catapulta in una Bolivia avversa, afflitta da una guerriglia tra il cartello Santa Blanca, le omertose forze dell’ordine, i ribelli e noi, soldati fantasma con il solo compito di sovvertire questo regime semi-dittatoriale.
Le fazioni sono fin da subito chiare, i rapporti pure. Le strade non sono posti sicuri e l’appartenenza a una di queste realtà è una lotta continua per la sopravvivenza. Essere decisivi sarà il paradigma di tutta l’avventura, silenziosi quando necessario, ma sempre letali in costante lotta contro El Sueno, punta estrema della piramide criminale sotto cui tutto il narcotraffico boliviano ha luogo. Per arrivare in cima sarà necessario trovare tutti i luogotenenti del cartello e, uccidendoli, sgretolare così l’edificio a partire proprio dalle sue fondamenta. In qualsiasi momento è possibile intraprendere qualunque tipo di missione dirigendosi verso il posto indicato e seguendo quanto visibile a schermo, sia essa primaria o secondaria.
Delle prime ce ne sono due tipi, uno basato sul recupero dell’intel necessaria per trovare la locazione delle missioni, mentre il secondo basato sulla parte esecutiva delle stesse, che possono variare dall’eliminare un convoglio, all’interrogare un criminale per darci dettagli aggiuntivi sul cartello.
La prima cosa che ci viene chiesta di fare, una volta lanciato Ghost Recon Wildlands, è creare il nostro alter ego virtuale. Lo shooting regala un buon feeling, anche se ci vuole un attimo per adattarsi al continuo passaggio della mira alla prima persona. Il gioco è purtroppo ancora un po’ problematico, con la vastità dell’open-world che lascia spazio a bug di vario tipo, alcuni anche esilaranti, e a un matchmaking non sempre perfetto su PS4. La colonna sonora è efficace, guidata dal ritmo della radio locale, che alterna canzoncine boliviane a discorsi retorici di El Sueno, ottimamente doppiato in italiano dal grande Luca Ward.
Valutazione: 8/10