La serie di Risen non ha bisogno di grandi presentazioni: nata dalle incomprensioni tra la software house Piranha Bytes e il publisher JoWood questa saga rappresenta la prosecuzione spirituale di quella di Gothic, la cui proprietà intellettuale era stata persa dallo sviluppatore nel 2007. La lunga introduzione si divide in due fasi: nella prima, di pochi minuti, il protagonista vive un sogno in cui il proprio vascello viene abbordato da una nave fantasma; risvegliatosi dall’incubo sbarcherà sulla Costa dei Granchi alla ricerca di un tesoro assieme alla sorella Patty, una conoscenza di Dark Waters. lo scrigno verrà però travolto da uno scheletro oscuro (una “Shadow”) che gli ruberà l’anima. Solo qualche giorno dopo la sepoltura il giovane figlio del pirata Barba d’Argento sarà dissotterrato da Bones, un ex pirata a sua volta tornato dall’oltretomba. Inizia da questo momento l’insidiosa avventura di un nuovo innominato (l’eroe dei precedenti due episodi si potrà comunque incontrare nelle nostre peregrinazioni) che, come sempre nelle battute iniziali, rappresenta un guscio vuoto da riempire. Scopriremo quindi che il mondo è ormai stato abbandonato dagli dei e che toccherà al giocatore porre fine alla minaccia rappresentata dai Titani, cercando nel contempo di recuperare l’anima che gli è stata rubata. Il sistema di combattimento si inserisce nella lunga tradizione dello sviluppatore tedesco ed è come sempre caratterizzato da una forte componente action e soprattutto dalla necessità di orchestrare con il giusto ritmo la sequenza di parate, schivate e attacchi, nonostante in Risen 3 i ritmi siano stati resi un po’ meno frenetici e confusionari. Dal punto di vista tecnico il motore utilizzato è l’ennesima evoluzione del Genome Engine che aveva debuttato con risultati a dir poco approssimativi nel 2006: era cuore di Gothic 3. Gli anni oramai pesano sul groppone e, nonostante i lodevoli tentativi, peraltro spesso riusciti, di risolverne le pecche storiche, l’impatto generale non fa certo gridare al miracolo. Beninteso, nel paragone con Risen 2 il nuovo episodio vince con uno scarto considerevole, per merito soprattutto di una maggiore profondità del campo visivo e di un’ottimizzazione del sistema di illuminazione che in più di un’occasione restituisce panorami mozzafiato. Tuttavia alcune lacune saltano all’occhio e anche l’utente meno smaliziato capisce di non trovarsi di certo di fronte ad un cosiddetto titolo “next-gen”. In particolare si avverte una carenza di poligoni che avrebbero potuto giovare al livello di dettaglio del mondo e soprattutto dei personaggi che, pur risultando più naturali rispetto al passato, non mascherano del tutto delle movenze un po’ legnose. Permangono inoltre alcuni fastidiosi effetti di bad clipping per cui a volte la fauna si materializza sullo schermo solo a pochi metri dal giocatore. Negli ambienti chiusi (e durante le nuotate) non sono poi così rari i casi in cui ci si trova incastrati tra muri o sassi, costringendo l’utente all’inevitabile riavvio. Le texture sono state leggermente aggiornate e svolgono come meglio possono il proprio lavoro: lodevole l’abilità dei designer nell’utilizzare quello che avevano a disposizione per ricreare degli ambienti davvero suggestivi e piacevoli da esplorare, nonostante attorno l’intera produzioni aleggi un senso di “finto” dovuto alle limitazioni poco sopra descritte.
Valutazione: 8/10