Ys: Memories of Celceta è uno dei più banali possibili e immaginabili. Nella sequenza di apertura troviamo infatti un Adol ciondolante per le strade del paesino di Casnia che va a sbattere direttamente contro uno dei passanti, rimediando un cazzotto che lo mette KO. Memories of Celceta ha un protagonista afflitto da amnesia, probabilmente causata dalla sua esplorazione della vicina foresta di Celceta. Il peso dei ricordi Si dice che nessuno abbia mai fatto ritorno dalle sue profondità, ma Adol e Duren ricevono un’offerta impossibile da rifiutare: esplorarla e stenderne una mappa per conto del governo, il primo per riacquistare i suoi ricordi e il secondo per racimolare qualche spicciolo. L’avventura inizia così, insomma, quasi su due piedi, ma non temete perché non è poi così banale come il suo stesso incipit: nel corso delle loro peregrinazioni Adol e Duren s’imbatteranno in personaggi e situazioni che andranno a dipingere un quadro molto più complesso e interessante, spesso giocando sull’amnesia di Adol e sui presunti “guai” che avrebbe combinato prima di perdere la memoria. Non mancano i momenti divertenti, insomma, e i dialoghi del buon cast contribuiscono a rendere la storia particolarmente piacevole anche nei momenti più tesi. Dicevamo in apertura che Falcom, con questo “reboot” del quarto capitolo di Ys, ne ha approfittato per aprire il franchise anche ai nuovi fan, e infatti è proprio l’escamotage dell’amnesia a permetterlo poiché i ricordi di Adol sono sparpagliati per la regione e una volta recuperati non solo aumenteranno le sue statistiche ma innescheranno anche dei flashback che ci racconteranno degli scorci della sua infanzia, approfondendo il personaggio come mai era successo prima d’ora. Il peso dei ricordi In questo modo saranno contenti i fan storici, che avranno finalmente l’occasione di saperne di più sul loro beniamino e su cosa l’ha spinto a imbarcarsi in una vita di avventure, e soddisfatti i neofiti che potranno quindi godersi il mondo di Ys anche se non ne hanno mai giocato uno prima. La storia è raccontata completamente in inglese (piuttosto scolastico, ma i non anglofoni sono avvisati) attraverso numerose illustrazioni o cinematiche che fanno uso del motore grafico di gioco, a volte doppiate e più spesso no. Il risultato è un Ys più simile a un jRPG tradizionale in termini di narrazione, grazie anche a una buona realizzazione visiva che, però, non ci ha fatto gridare al miracolo: i modelli dei personaggi e le loro animazioni sono più che soddisfacenti, le location numerose, varie e dettagliate, ma tutta l’avventura appare come filtrata da una patina sfocata che cerca di restituire un’atmosfera eterea finendo col diventare più che altro fastidiosa. I colori brillanti garantiti dallo schermo OLED appianano un po’ questo problema, e il frame rate sempre costante anche negli scontri più spettacolari fa perdonare un comparto grafico che sarebbe potuto essere migliore. Chiude il cerchio la buona colonna sonora di Hayato Sonoda, piacevole accompagnamento senza particolari acuti.
Valutazione: 8/10