Grafica semplice, meccaniche survival e struttura sandbox sono tre capisaldi dell’universo indie che proprio grazie alla modestia tecnologica ha ritrovato quell’antica complessità dimenticata da svariate super produzioni moderne. Lo stesso Minecraft, attuale sovrano del mondo indie, include meccaniche survival e questo mix di generi ci ha regalato anche perle come Project Zomboid, probabile ispirazione di quel Fortnite che porterà Epic nella next-gen. In un panorama così ricco l’apparentemente più modesto Don’t Starve è riuscito ad attirare l’attenzione del mondo videoludico grazie a un comparto estetico peculiare e grazie alla combinazione tra meccaniche intuitive e difficoltà elevata.
Alla radice Don’t Starve è un sandbox survival con una discreta componente farming. Il protagonista è il debole ma geniale Wilson che si trova improvvisamente catapultato in un mondo selvaggio e sconosciuto. Lo scopo principale dello sventurato scienziato è quello di sopravvivere in un ambiente a dir poco ostile nella speranza di poter infine tornare a casa. Visuale dall’alto, grafica fumettosa e animazioni curate conferiscono al titolo un look modesto, forse per qualcuno persino piatto, ma alla fine dei conti sicuramente piacevole. L’obiettivo è di tratteggiare una fiaba oscura e il titolo lo centra indubbiamente potenziando il tutto con sette protagonisti degni di un film horror, tocchi noir, habitat ben distinti, effetti climatici, sciami di creature strambe e maiali palestrati. In alcuni frangenti il farming può essere comunque noioso, soprattutto per chi non gradisce questo tipo di formula, e l’ambientazione, per quanto ricca, è una sola, ma tra mostri in quantità e tocchi d’atmosfera c’è sempre di che distrarsi. Inoltre i personaggi alternativi e le mappe generate proceduralmente mantengono alta la rigiocabilità, fattore portante del gioco. La notte, poi, rappresenta una vera sfida a sé stante e rimanere a corto di materiali per accendere un fuoco può realizzare situazioni piuttosto convulse. La torcia allontana le creature della notte ma ha breve durata e non garantisce un’ampia visuale. Per questo è facile finire tra le braccia di mostri e animali che non temono le fiamme e che non vedono l’ora di divorare un bel boccone ancora caldo. Gli sviluppatori, in ogni caso, hanno pensato anche a quei giocatori che non hanno tempo o voglia di affrontare meccaniche troppo dispersive. Stiamo parlando della modalità avventura strutturata lungo sei livelli di crescente difficoltà e che, come gli altri elementi del titolo, si evolverà ulteriormente in futuro. Questa modalità è accessibile attraverso speciali portali situati nel survival mode standard e rappresenta un’esperienza diversa ma non per questo più semplice. Nonostante gli obiettivi prefissati l’adventure mode, che ci mette alle calcagna del misterioso Maxwell, offre un grado di sfida ancora più elevato tra l’enorme numero di mostri e piccole scomodità come il proliferare di arbusti pieni di spine, la cui raccolta causa automaticamente danni fisici.
Valutazione: 8/10